L’osteopata può utilizzare numerosi metodi e tecniche di trattamento. Il loro uso varia in base alla persona e in funzione delle necessità terapeutiche specifiche.
E’ possibile avvalersi delle seguenti tecniche osteopatiche:
TECNICHE STRUTTURALI
Queste tecniche sono così definite perchè intervengono sulla struttura, data da ossa, muscoli e articolazioni, e mirano a ristabilirne ampiezza e qualità di movimento.
La manipolazione in tal senso permette il recupero della mobilità articolare e, favorendo l’emissione dei corretti impulsi tra le terminazioni nervose della parte trattata, ha un importante e benefico effetto neurologico e biochimico oltre che meccanico.
Alla base dell’utilizzo di tali tecniche c’è la conoscenza dell’anatomia e della fisiologia.
“Anatomia, anatomia e poi ancora anatomia”. (A.T.Still)
TECNICHE CRANIO-SACRALI
Un punto cardine dell’osteopatia è il sistema Cranio-Sacrale (SCS), introdotto nella pratica osteopatica nel 1930 dal dott. W.J. Sutherland, allievo di A.T. Still.
“Il Sistema Cranio-Sacrale è nella pratica osteopatica un elemento fondamentale per l’equilibrio del corpo, visto come un continuum unico e indivisibile di parti anatomiche, in stretta correlazione tra di loro e reciprocamente interdipendenti.
L’approccio al cranio che effettua l’osteopata è volto a riconoscere tramite la palpazione, le zone di tensione e mobilità limitata presenti nella volta cranica e sul massiccio facciale. Esse sono il prodotto di tensioni in atto all’interno della scatola cranica, mantenute dal sistema duramerico o delle Membrane di Tensione Reciproca (MTR).
Questo sistema è composto dalle membrane intracraniche e dal sacco durale, ovvero da un tessuto relativamente inestensibile che trasferisce la forza meccanica da un punto all’altro senza che la tensione possa disperdersi o allentarsi. Tale tensione viene trasmessa dal cranio anche al rachide, attraverso punti di aderenza della dura madre sulle vertebre C2-C3, osso sacro S2 e coccige (legamento duro-coccigeo).
Per questo motivo è molto importante in fase di anamnesi, sapere se il paziente ha subìto traumi al livello del cranio o del sacro, perchè un trauma al livello cervicale, come ad esempio il “colpo di frusta”, può avere delle ripercussioni severe anche a livello sacrale.
Attraverso tecniche cranio-sacrali specifiche, si può riarmonizzare il Meccanismo Respiratorio Primario, migliorando la circolazione del liquor (definito acqua di sorgente per il suo colore chiaro e limpido) che nutre, protegge e asporta le scorie e le tossine del centro del corpo.
Ristabilendo l’equilibrio e l’armonia delle funzioni di queste parti, si agisce in particolare sulla vitalità dell’organismo e sulla sua capacità di reagire efficacemente agli eventi di disturbo esterni e ai disequilibri interni.
LE TECNICHE VISCERALI
Gli organi interni si muovono grazie alla pressione del diaframma e sono in relazione diretta, da un punto di vista anatomico e funzionale (attraverso strutture fibrose) con altri organi oppure con elementi di sostegno come la colonna vertebrale, muscoli o elementi ossei.
Durante la respirazione è ormai assodato, ad esempio, un movimento di escursione dei reni di vari centimetri e che questo può avere una relazione con alcuni tipi di mal di schiena.
Anche movimenti di inclinazione della colonna vertebrale spostano e fanno scivolare l’un l’altro gli organi per permettere un miglior adattamento posturale e dei volumi corporei. Oltre a permettere un miglior adattamento del corpo allo spostamento, la mobilità degli organi permette lo scorrimento dei fluidi contenuti nella cavità addominale e l’apporto di sangue e di nutrienti agli organi stessi. Tra i principi dell’osteopatia si deve ricordare che “La legge dell’arteria è suprema”, ovvero che per ricercare la salute è fondamentale assicurarsi che vi possa essere corretto nutrimento e scorrimento di fluidi e sangue in ogni zona del corpo.
La dinamica diaframmatica può subire una restrizione di mobilità e/o la colonna vertebrale può arrivare a uno scorretto svolgimento della sua funzione: il risultato di tali disfunzioni può palesarsi con problemi di mobilità del fegato, del rene, del colon o dell’utero ecc.
Il trattamento osteopatico agisce in questo caso, ristabilendo una buona mobilità viscerale e attraverso l’intervento su addome e diaframma, migliora la funzionalità degli organi.
TECNICHE FASCIALI
Queste tecniche intervengono sul tessuto fibroso connettivale che riveste, come una fitta “rete di ragnatele”, i muscoli, i tendini, i vasi, i nervi e gli organi, unendo alcune strutture e permettendo ad altre di scivolare delicatamente una sull’altra.
L’osteopata utilizza questa tecnica, impiegando un feedback palpatorio continuo, per ottenere un rilasciamento del tessuto fasciale, la risoluzione di disturbi e rigidità muscolo-scheletrici e dello stato di tensione della fascia stessa.
LA DURATA DI UN TRATTAMENTO OSTEOPATICO
Il numero di sedute e il tipo di manipolazione effettuata, dipendono dal tipo di disturbo o patologia da trattare e soprattutto dalla risposta della persona al trattamento.
Solo a titolo esemplificativo, un dolore provocato da un trauma o un disturbo acuto possono richiedere da due a quattro sedute per la risoluzione. Se invece si tratta di un problema di carattere cronico che dura da molto tempo, possono occorrere tre/cinque sedute ravvicinate (una volta a settimana), seguite da trattamenti più distanziati.